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Wikipedia non è inaffidabile solo sulle voci politicamente sensibili, presidiate militarmente dagli ascari delle opposte fazioni, ma anche su voci del tutto innocenti, tipo «polenta». Ci sono capitato per caso, e leggo che è un piatto nato in provincia di Bergamo. Non mi suona e clicco sulla voce. Dentro c’è scritta la seguente fesseria: «La prima coltivazione di mais documentata nel nord Italia risale a Lovere, in Val Camonica, da parte del nobile Pietro Gajoncelli, che pare che nel 1658 avesse importato i primi 4 chicchi di mais dalle Americhe.»
Non ci vuole molto per smentire quest’affermazione: basta leggere quel che scrive Giovanbattista Ramusio, nel terzo libro di “Delle navigationi et viaggi”, pubblicato nel 1556, ovvero 102 anni prima che Pietro Gajoncelli importi 4 chicchi di mais dall’America: «La mirabile e famosa semenza detta maiz nell’Indie occidentali […] del qual n’è venuto già in Italia di colore bianco e rosso sopra el polesene di Rhoigo e Villa Bona seminano i campi intieri de ambedue i colori». Villa Bona oggi si chiama villa d’Adige, in provincia di Rovigo, e lì c’è stata la prima coltivazione documentata di mais in Italia. Possiamo anche aggiungere una testimonianza iconografica: Giovan Battista Zelotti, allievo del Veronese, raffigura alcune pannocchie di mais negli affreschi di villa Emo, a Fanzòlo di Vedelago (Tv), dipinti nel 1565, ovvero 93 anni prima della presunta seminagione in val Camonica. Per di più questa non è nemmeno la prima raffigurazione del mais in Italia, bensì le terza, poiché la prima è a Roma, a villa (1517) e a Firenze, Palazzo Vecchio (1543).