L’icona della Mesopanditissa, più nota come Madonna della Salute, è stata portata a Venezia da Candia (Heraklion) nel 1669 da Francesco Morosini che l’aveva prelevata dalla chiesa di San Tito prima di consegnare la città agli ottomani. La guerra di Candia, sanguinosissima (250 patrizi uccisi su circa 1500), costosissima e lunghissima (24 anni, dal 1645 al 1669) fu terminata da Francesco Morosini, mandato a Candia sia come Capitano generale da mar, sia come Provveditore generale, per aggirare la contumacia delle cariche.
Morosini, uno dei più abili militari dell’intera storia della Serenissima, capisce che non c’è più nulla da fare e intavola con Hussein paşa vere e proprie trattative di pace, pur senza essere autorizzato a farlo (infatti per questo si farà nemica una parte del patriziato). Comunque salva il salvabile: i resti della forza militare veneziana, i civili che vogliono abbandonare l’isola, l’archivio (si trova oggi ai Frari) e la sacra icona. La Mespanditissa si imbarca insieme a lui nella bastarda generalizia, la mattina del 29 settembre 1669. Sembra che il gran visir, rendendosi conto delle reali condizioni in cui si trovava la città così a lungo assediata, abbia detto ai suoi generali: «Abbiamo trattato per dieci giorni la resa di una piazza che potevamo prendere in due ore».
Qualche tempo dopo, Francesco Morosini dona l’icona (si tratta di un’opera bizantina irriconoscibile per le numerose ridipinture) all’erigenda basilica della Salute. Ironia della sorte: il nuovo tempio dedicato alla Madonna è inaugurato nel 1687, lo stesso anno in cui il medesimo Morosini bombarda e distrugge ad Atene l’ex tempio di Minerva, il Partenone.
(da “Atene 1687. Venezia, i turchi e la distruzione del Partenone”, il Saggiatore)