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Il 14 maggio 1509 la coalizione messa in piedi a Cambrai (cioè Spagna, Austria, Francia, papa, più vari altri tipo il duca di Mantova) sconfigge i veneziani ad Agnadello, comandati da Bartolomeo d’Alviano. Venezia rischia di essere cancellata dalla carta geografica, ma riesce e resistere, a sfilare il papa dall’alleanza e ad ottenere importanti vittorie militari, per esempio a Padova.

Noi siamo abituati a considerare Agnadello una sconfitta, ma per chi stava dall’altra parte, nella fattispecie per i milanesi, si trattava di una vittoria. Interessante, quindi, leggere questa cronaca contemporanea del milanese Ambrogio da Paullo.

Il re «similmente se redusse tra Pandino at Agnadello, presso ad una cassina chiamata Mirabello, sempre costegiando con quello de san Marcho, et loro similmente faceano, andando con gran scorta l’una parte et l’altra; et le spie pur inante e indetro andavano de l’uno campo et l’altro, in modo tutti doi sapeano li fatti l’uno de l’altro, e pur appressandosi, fazendo qualche pocho de scaramuza, atachandosi insema le fantarie de l’uno campo et l’altro. O quanto ben ordinati andavano quelli brigeseli de san Marcho stretto insema, et cossì li nostri todeschi ben serati et guasconi ogniun a l’ordine, et cossì la gente d’arme. In fine gionsero a quello Mirabello a hore 14 vel circha, et lì affermatosi con la gente e artelaria, si comenzò da buon senno a darse de le bote non solum la fantaria, ma ancora la gente d’arme a cavallo; unde subito il signor Bartolomeo del Viano, capitano de la Signoria et quaxi il più nominato in campo, andò dal conte de Pitigliano loro primo et general capitano, et cossì dal conte, se non che staesse francho a videre, che in un batere d’ogio volea rompere francexe; et eperonato il cavallo tornò ove era magior il fatto d’arme, et confortando ogniun al ben ferire dicendo: «Ogi saremo tutti richi suxo altri valenti homini» et intrato nel fatto d’arme, fazeva cose stupende per modo tale, che havendo fatto animo a li soi soldati, fazeno alquanto recular i franzexi. Da l’altra parte li signori capitani francexi et cossì il signor Iovan Iacobo parlato col roy, et fatto bono animo, sentendo como francexi eran rechulati, confortati ogniuno, et montati a cavallo, intrando nel fatto d’arme, valentemente ferendo li nimici, li fezeno retirare; et li tedeschi te so dire che menavano le mane per modo che tutti li brisigeli furono taiati a pezi; et la tenuta dove se combateva, durava più de tre milia per le strade et per le campagne de formenti; et perché il signor Iovan Iacobo per una spia intexe sì como i signor Bartolomeo del Viano havea tolta una via per giongere a l’alto per lo aventagio, et per piantare l’artelaria pur apresso a questo Mirabello, feze doi squadroni de gente d’arme, traversando gionse a questo loco più presto che ‘l signor Bartolomeo, et con grande suo aventagio assaltà li nimici con tanta furia che quasi in quella hora li rupe. Da l’altro campo il roy con la sua redeguarda intrò tutto uno tempo nel fatto d’arme, che ti so dire che ogniun menava le mani basse; ma pur quelli de san Marcho se deffendeano honorevolmente; et il signor Bartolomeo sempre confortando sua gente, valentemente combateva. O con quando bono ordine, secondo ch’io intexi, havea condoto la sua gente d’arme et fantaria! Et videndo le sue giente mancare, moriva de dolore; et corse dal conte da Pitigliano domandando aiuto, et in questo mezo che ‘l comater era più aspero, vene una piogia grandissima con uno vento, che batea contra venetiani, che fu cativo iniditio per loro, che Dio voleva perdesseno, per farge rechognosere li soi erore et cessare alquaqnto de la sua superbia granda, che si estimavano che tute le fazende loro che li seguivano ben fatto, essere per il saper suo.
Or torno a caxa. L’artelaria poi da ogni canto sofiava, ma per la gran piogia non poteva cossì ben lavorare, et pur l’un campo con l’altro aspramente combatevano serati insema. O quanti morti erano da ogni canto de l’una parte et l’altra! E per il certo intexe che poco mancò che ‘l campo del roy non restasse disfatto per il gran animo et aspero combatere fazevano venetiani, che fu da far assai; et in quella hora li nostri italiani mostrorno sua gran possanza, che confortossi insiema et col roy che non si dubitassi, che presto hariano vitoria, et che Dio era dal canto suo, pià aspramente comenzorno a combatere tanto, che rupeno uno squadrone de gente d’arme, dove era dentro il sig. Bartolomeo d’Alviano, se comenzò a gridare: «Vittoria, vittoria, l’è rotto il campo de’ venetiani, l’è rotto il campo de’ venetiani»; per la qual voce se sbigotirno, et comenzossi a largarsi de paura fugendo, et parte ancora perché il conte de Pitigliano non li dette mai secorso, né così il conte Aluixio Avogadro; et li gambareschi et il signor Tadè de la Motela et molta gente d’arme, che non introrno nel fatto d’arme, ma sentendo la voze, subito comenzorno a fugire. Et per questo il roy romaste vincitore, et durò la piogia più de un’hora et meza, et il fatto d’arme de le 14 hore fine a le 18, et cossì fu roto il campo de la Signoria, et li francexi li seguitarno uno gran pezo, et in una hora quasi furno da poi spoliati tutti li morti, che furno al n. de 14600, sì come apare ne la tavola de marmore sculpita suxo la santa Maria de la Vitoria, giexa fatta fare per il roy in quello loco per segno de la vitoria hauta in quel giorno; poi ognun texe a spoliare quelle gente morte. O quanto gaudagno feceno francexi in quella rotta, et quanti presoni furno fati da’ soldati! Et cossì furno tolte alla Signoria boche 24 grossissime de artelaria, et tanti falchoneti et altre boche minute, ch’era cossa stupenda; poi tanta monitione et altre robe, che fu gran guadagno a tutti; et remaste prexone il povero signor Bartolomeo del Viano et ferito nel volto, et altri assai prexoni; ma perché lui fazeva più aspra guerra che li altrim ne fu tenuto bon conto, che menato prexone subito davanti al roy lu disse: «Tu volevi menarne prexone a Venetia et prendere la Franza; per ma foy tu farai il contrario; tu anderai prexone in Franza, et io prendarò Venetia» et questo però intexe che diceva con bona cera, et il signor Bartolomè del Viano li rispose: «Sacra Maiestà, quel medesimo haria fatto, se fusse stato vostro capitano» et per questo il roy il tenne homo da bene, et donatoli una bella vesta, comandò che fusse ben guardato, et menato poi a Milano in castello.

Il dipinto di Albrecht Altdorfer mostra gli imperiali che costringono alla fuga il leone di San Marco.