La prima banca di stato italiana nasce a Genova nel 1407, ed è stata una storia di grande successo. La pesante sconfitta subita per mano dei veneziani a Chioggia (1381) ha conseguenze pesantissime su Genova: prima si sottomette alla Francia (1396) e poi si ritrova piena di titoli di debito che rischiano di diventare spazzatura. Perciò si decide di creare la prima banca di stato in Italia (e seconda in Europa dopo la Taula de Cambis di Barcellona, del 1401): la Casa di San Giorgio, fondata a Genova nel 1407. La città ligure aveva un’antica dimestichezza con i titoli di debito pubblico, il più vecchio fra quelli che conosciamo proprio lì era stato emesso, il 22 gennaio 1214.
I “luoghi” – così i genovesi chiamavano le obbligazioni – non esistevano fisicamente, erano semplici scritte nei registri contabili, ma già possedevano molte delle caratteristiche che contraddistinguono le obbligazioni anche ai nostri giorni: erano nominativi, trasferibili e vincolabili a discrezione dei titolari; per parecchi secoli, inoltre, daranno vita a un fiorente commercio.
Il rischio che alla sconfitta militare e alla perdita dell’indipendenza, si sommi pure il tracollo economico sta prospettandosi orrendamente reale. Per evitarlo si decide di riunificare e uniformare tutto il vecchio debito, mente i proprietari dei titoli vanno a formare un consorzio tra loro. È così che nasce la Casa di San Giorgio. La nuova entità finanziaria si ritrova titolare di un debito di proporzioni non comuni e per rimborsarlo le viene assegnato il compito di riscuotere un certo numero di imposte, in modo da ripartirne il gettito tra i possessori dei titoli. A questo punto il nuovo debito pubblico unificato – chiamato compera, come in precedenza – subentra legalmente all’insieme di compere su cui è fondato.
Ora la Casa si ritrova a gestire un mucchio di denaro, seppur sotto forma di titoli di debito, e quindi decide di fondare un banco. La pensata è giusta: i genovesi depositano volentieri il loro denaro nel nuovo istituto, tanto che nel 1440 apre altri due sportelli. Cinque anni dopo, però, sbaracca: preferisce chiudere piuttosto che mantenere fisso il rapporto oro/argento, come invece vorrebbe imporgli il governo cittadino. Riprende l’attività soltanto nel 1530 (sotto ne vedete la sede) e a questo punto arriva dritta come un fuso fino al tempo di Napoleone, infatti la cessazione definitiva dell’attività della Casa di San Giorgio è datata 1805.
Da L’invenzione dei soldi. Quando la finanza parlava italiano (Garzanti).