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Davvero il nome tramezzino è stato inventato da Gabriele D’Annunzio? Davvero il Vate lo ha coniato nel caffè Mulassano, a Torino, come si racconta?

La paternità del tramezzino, come quella di molte altre specialità gastronomiche italiane, è contesa, in questo caso tra Venezia e Torino. A favore di Torino gioca la tradizione dannunziana, dalla parte di Venezia sta una deduzione logica: il tramezzino è il panino per i luoghi umidi. Mentre un normale panino nell’umidità diventa morbido, gommoso e sostanzialmente immangiabile, il pancarre del tramezzino più sta nell’umido, più buono è. Non a caso i tramezzini sono conservati sotto teli umidi (come nella foto qua sotto), a volte addirittura inumiditi con gli spruzzini.

Ho girato le domande delle prime righe al maggior esperto di Gabriele D’Annunzio, ovvero Giordano Bruno Guerri, direttore del Vittoriale. Questa la sua risposta, via mail: «In effetti sembra che d’Annunzio, non molto prima della morte, abbia coniato il nome, che originariamente era sandwich, forse per rispondere a quell’istanza fascista che chiedeva l’eliminazione dei nomi inglesi in favore di parole italiane. Purtroppo però non abbiamo nessun documento che attesti questo fatto; si tratta di una tradizione sempre rimbalzata. Escludo comunque che, come ho letto da qualche parte in questi giorni, d’Annunzio abbia inventato il nome sedendo proprio ai tavolini del Caffè Mulassano, non essendo mai andato a Torino in quegli anni.»

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