La qualifica di “asso” è dovuta a chi abbia abbattuto almeno cinque aerei nemici, un dato accettato in tutto il mondo. Renato Arco, nato a Trieste nel 1902, è un asso clandestino. Nel senso che, pur avendo abbattuto cinque aerei nemici (britannici, nel suo caso) il nome non compare in alcun elenco di assi della Seconda guerra mondiale.
Il perché è presto detto: era un marinaio e non un aviatore, e la concorrenza tra Marina e Aeronautica – vivissima allora come oggi – ha fatto sì che il suo nome fosse dimenticato. Lo hanno riscoperto Enrico Cernuschi e Andrea Tirondola in un articolo pubblicato nella “Rivista marittina”.
Arco era un osservatore imbarcato sugli idrovolanti, doveva riconoscere le navi, distinguere tra naviglio amico e nemico, per questo apparteneva alla Marina. In teoria non avrebbe dovuto sparare, il posto dell’osservatore era disarmato, ma lui si portava a bordo una piccola mitragliatrice. Provetto cacciatore, aveva una mira d’eccezione e riuscì a salvare la vita propria e dei suoi compagni in situazione drammatiche. Fu decorato con due medaglie di bronzo e una d’argento al valor militare e, come detto, ottenne cinque vittore.
La cosa curiosa è che entrambi gli assi triestini delle due guerre sono marinai, entrambi tenenti di vascello. L’asso della prima guerra, ovviamente austroungarico, Goffredo de’ Banfield, volava pure lui negli idrovolanti. L’“Aquila di Trieste”, così era stato ribattezzato, ha al suo attivo nove vittorie confermate. Di Renato Arco abbiamo detto.
Esiste un altro asso, nato a Trieste, ma cresciuto a Bolzano, tanto che viene considerato bolzanino, Guido Presel, che combatté in Spagna dalla parte dei franchisti. Ottenne tredici vittorie.
sempre interessante
Il franchista resti bolzanino