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Oggi, 26 agosto, lo scrittore triestino di lingua slovena, Boris Pahor, compie 103 anni. Vse najboljše.

Sopravvissuto ai lager nazisti, è rimasto a lungo semi sconosciuto in Italia, mentre era tradotto e apprezzato in Francia. “Diario”, il settimanale in cui lavoravo, ha avuto il merito di essere uno dei primi giornali italiani a parlare di lui.

Il 12 aprile ha compiuto 106 anni Gillo Dorfles, scrittore e critico d’arte triestino di lingua italiana (in realtà è nato a Gorizia, ma si è trasferito a Trieste fin da bambino).

I due erano presenti il 13 luglio 1920 all’incendio del Narodni Dom, a Trieste, il primo episodio dello squadrismo fascista in Italia. Gillo Dorfles era a casa sua, dirimpettaio dell’edificio costruito da Max Fabiani, allievo di Otto Wagner. Boris Pahor era uscito dalla propria abitazione, nella vicina piazza Scorcola, e assieme alla sorellina si era messo sotto la tettoia in ferro battuto della Galleria Fabris, allora una rinomata trattoria, oggi un triste bar con macchinette mangiasoldi gestito da cinesi.

Entrambi assistettero al rogo e furono inconsapevoli testimoni di quello che gli storici hanno considerato l’esordio dello squadrismo due anni prima della marcia su Roma, tanto che si parla di «fascismo di confine». Pensate: testimoni oculari di un episodio avvenuto 96 anni fa.

Dorfles e Pahor non si sono mai incontrati di persona. Sarebbe bello che accadesse.

 

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