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Il restauro di palazzo dei Camerlenghi sta per finire: tra un po’ tornerà a ospitare la Corte dei conti. Alla fin fine l’unico edificio da cui è possibile vedere il Canalazzo da quattro lati, è uno dei pochi a non subire un utilizzo snaturato: era sede di magistrature finanziarie ai tempi della Serenissima e resta sede di magistratura finanziaria anche oggi. I camerlenghi, i consoli dei mercanti, svolgevano un po’ un compito di autorità di sorveglianza sulle attività dei mercanti che operavano nell’adiacente campo San Giacometo, a Rialto, vero cuore finanziario di Venezia.
Costruito nel 1528 su pianta pentagonale, il palazzo è stato però svuotato del suo contenuto. Era uso che i patrizi entrati in carica abbellissero la sede della magistratura che occupavano lasciando qualche testimonianza, quadri, oggetti d’arte, o quant’altro.
Il 26 luglio 1807 fu effettuato un inventario e tutto risulatava al proprio posto. Dopo qualche giorno, il 18 agosto, Pietro Edwards (veneziano a dispetto del nome) registra il distacco di 44 quadri, destinati al deposito della corona del viceré Eugenio di Beauharnais. Oggi quei dipinti si trovano dispersi tra le Gallerie dell’Accademia di Venezia, a Modena, a Brera, e chissaddove.
Su uno dei capitelli del palazzo, si trova una delle figure più strane e curiose tra le molte che popolano i muri veneziani: la vecchia col fuoco tra le gambe.
(La foto del palazzo è tratta da La nuova Venezia)

 

Camerlenghi

 

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