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Gli italiani lo conoscono come Goffredo de Banfield, el baròn, ma nell’estate 1916 è ancora Gottfried Banfield (diventerà “von” nell’agosto 1917, quando gli sarà conferito l’Ordine di Maria teresa). L’1 agosto 1916 l’ufficiale di marina, asso dell’aviazione austroungarica, comandante della Stazione idrovolanti addetta alla difesa di Trieste, si rende protagonista protagonista di uno degli episodi che più lo coprono di gloria nell’intera guerra e che gli fa meritare il soprannome di “L’aquila di Trieste”: da solo contrasta una squadriglia di bombardieri italiani che sono sette nel rapporto di missione, ma diventano quattordici nel bollettino di guerra austriaco e nei titoli dei giornali. Dice il rapporto che alle sette del mattino è avvistata la squadriglia che da Grado si dirige verso Pirano e poi vira in direzione di Fiume (Rijeka), probabilmente per bombardare il silurificio Whitehead che ha sede nella città quarnerina. Banfield decolla alle sette e venticinque con il suo L 16. Insegue i bombardieri e li raggiunge sopra il Monte Maggiore (Učka), il rilievo che separa l’Istria dal Quarnero. Lì ingaggia un aereo nemico, gli rovescia addosso 750 colpi arrivando a sparare a una distanza di venti metri. Il bombardiere oscilla sotto la forza dei proiettili e dal motore sinistro colpito comincia a uscire una nuvola di fumo, poi si avvita a spirale in direzione di Volosca e finisce per atterrare in un capo dietro a Fiume. Il pilota italiano, un sottufficiale, è morto colpito sotto l’orecchio sinistro i due osservatori, un tenente e un altro sottufficiale, sono fatti prigionieri. Banfield, finiti il carburante e le munizioni, è costretto ad ammarare a Fiume per far rifornimento. Lì lo raggiunge un ordine del comandante di marina, Anton Haus, che gli dice di fermarsi a Pola durante il viaggio di ritorno. Il rapporto dice che atterra a Pola alle otto di sera. Ma non dice che tutti gli equipaggi delle unità alla fonda sono schierati in coperta per onorare l’eroe dell’aviazione navale. Haus lo intrattiene per un’ora; non era cosa di tutti i giorni che il Grande ammiraglio conversasse con un tenente di vascello di ventisei anni.

I giornali si occupano abbondantemente di lui. Persino il New York Times, che il 5 agosto titola “Duello aereo sull’Istria” e riporta il bollettino di guerra austriaco, che raddoppia il numero di Caproni, ma poi ricalca il rapporto, mentre quello italiano, assai più fantasioso afferma che i bombardieri italiani hanno procurato gravi danni al silurificio, hanno abbattuto un idrovolante austriaco e «uno degli apparecchi Caproni è stato visto atterrare in territorio austriaco». Il Popolo di Fiume, piuttosto immaginifico, parla di un «piccolo idroplano che volteggiava come un passero intorno a un gruppo di aquile reali le quali sembravano sfuggire spaurite». L’Osservatore triestino del 5 agosto sotto il titolo «Nuove gesta della nostra marina da guerra» riporta la traduzione di un articolo di tal Maximilian Schloss pubblicato sul Fremden Blatt: «Questo nuovo atto dell’ardito nostro aviatore è tale da non poter essere di leggeri pareggiato. Fino a che la nostra marina conta uomini quali il Banfield, nessuno può incuterci paura». Il Gazzettino di Pola del 3 agosto gli dedica il titolo di apertura a tutta pagina: «L’aviatore Banfield insegue 14 aeroplani atterrandone uno». Sotto è riportato il bollettino della marina. Lo stesso giorno il titolo del Polaer Tagblatt è molto più neutro: «Uno stormo di bombardieri italiani sopra l’Istria», il bollettino pubblicato più in basso è il medesimo. Curioso notare che il quotidiano di Pola in lingua italiana, quindi letto prevalentemente dalla popolazione civile, personalizza l’avvenimento e fa di Banfield un eroe (da sottolineare che in quel periodo Banfield, mezzo irlandese e mezzo austro-tedesco, non è in alcun modo assimilabile al gruppo etnico italiano, come sarà invece dopo il suo matrimonio con Maria Tripcovich, nel 1920), mentre il quotidiano in lingua tedesca, ovvero il giornale letto dai militari, cita solo fra le righe quello che in realtà dovrebbe costituire un esempio per tutti i commilitoni. Comunque l’8 agosto Il Gazzettino di Pola titola: «Il tenente Banfield atterra il quarto Caproni».

Da Romba il motore. Storie di aviatori (il Saggiatore)

Nella foto qua sotto: il tenente Banfield a bordo di uno degli idroplani della base di Trieste.

 

Copia di idroplani.2