Milano, pinacoteca di Brera. Per le prima volta da quando sono stati dipinti, mezzo millennio fa, i due Sposalizi della Vergine di Perugino e di Raffaello, sono esposti assieme. Il primo è stato finito nel 1503, il secondo cominciato nel 1504, questo si ispira chiaramente a quello, vengono sempre affiancati nei testi di storia dell’arte, ma mai lo erano stati dal vero.
Entrambi sono rimasti vittime dei saccheggi napoleonici. Il Perugino si trovava nel duomo di Peurgia, dà lì nel 1797, è stato mandato in Francia. Il direttore del Louvre, Vivant Denon, tuttavia disprezzava quel pittore, liquidava le sue opere definendole «una collezione fastidiosa di madonne, cristi, e soggetti di devozione» e quindi cedette il quadro a un museo periferico, quello di Caen, in Normandia. Quando Antonio Canova, dopo il congresso di Vienna, andò a Parigi a riprendersi le opere dello stato pontificio (e solo quelle dello stato pontificio) depredate da Napoleone, furono escluse dalle restituzioni le opere non presenti al Louvre. Lo Sposalizio di Perugino è tuttora a Caen.
Quello di Raffaello, invece, si trovava a Città di Castello dove un generale napoleonico, il bresciano Giuseppe Lechi (nato suddito della Serenissima, diventato ufficiale austriaco, passato poi ai francesi), se lo fece donare, in modo non tanto spontaneo. Dopo un po’ lo vendette (per un sacco di quattrini) a un ricco collezionista che lo lasciò all’ospedale Maggiore di Milano, da dove, nel 1806, il viceré Eugenio lo comprò per assegnarlo al nascente Louvre italiano, ovvero la pinacoteca di Brera.
L’esposizione chiude il 27 giugno. Consiglio di visitarla: le due opere affiancate danno un’emozione fortissima. A me – forse sarò sacrilego – è piaciuto di più il Perugino del Raffaello.