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Si chiamava bourdaloue (detto in Italia burdalò) e prendeva il nome da un gesuita francese della seconda metà del Seicento che teneva prediche lunghissime e noiosissime, durante le quali le dame prese dalla necessità di orinare non sapevano come togliersi d’impiccio. Finché qualcuno non ha cominciato a produrre de contenitori di porcellana, spesso col coperchio, allungati, con un manico per tenerli da una parte e un beccccio per svuotarli dall’altra. Ovviamente erano di porcellana, spesso decorati, preziosi, adeguati al rango sociale di chi vi doveva espletare le proprie funzioni fisiologiche. Complici anche le ampie gonne dell’epoca, le dame si mettevano il bourdaloue tra le gambe, facevano la pipì, e poi lo consegnavano a qualche servitore che provvedeva a svuotarlo. L’uso di questo attrezzo era ampiamente diffuso durante il Settecento tra le gentildonne. Le popolane non si ponevano il problema: allargavano le gambe in strada nel punto in cui si trovavano e mingevano.

 

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