Le mutande sono rimaste semisconosciute per molti secoli. L’uso si è generalizzato soltanto nell’Ottocento, soprattutto perché le crinoline tendevano a inclinarsi quando le donne si piegavano, per esempio salendo le scale, e quindi lasciavano scoperti tratti di gamba. I mutandoni lunghi, quindi, sono diventati un obbligo di pubblica decenza.
In precedenza la biancheria da gamba, o briglie da culo, come venivano chiamate le mutande, ha attraversato fasi alterne. Nella miniatura del 1464 qua sotto vedete le donne indossare mutande, ma l’uso non era generalizzato. Sotto le gonne (o le calze aderenti per gli uomini) non si portava nulla. Durante il ciclo si lasciava che il sangue defluisse, si riteneva che portasse con sé le impurità del corpo femminile e quindi sarebbe stato insalubre tamponarlo, trattenerlo, non lasciarlo scendere liberamente. Si impregnavano le gonne, che poi venivano lavate. Le donne delle classi sociali più elevate durante i giorni del ciclo non uscivano di casa.
L’uso delle mutande è spesso legato alle impiccagioni: si mettevano mutande agli uomini perché non si vedessero erezioni ed eiaculazioni che l’impiccagione poteva provocare, alle donne per evitare che qualcuno andasse a sbirciare sotto le gonne. C’è da dire, però, che proprio per evitare il disonore di essere osservate una volta appese, le donne venivano preferibilmente bruciate vive. Nel particolare dell’affresco di Pisanello, di metà Quattrocento, conservato nel museo di Castelvecchio, a Verona, si vedono due impiccati indossare mutande del tutto simili a quelle trovate nel castello di Lemberg, in Tirolo, che risalgono pure quelle allo stesso periodo. Sembrano sexy tanga femminili dei nostri giorni, invece sono mutande maschili del XV secolo.
Tra Cinque e Seicento le donne indossano mutande lunghe, chiamate braghesse a Venezia e Ferrara, spesso le mutande femminili servono per evitare che le signore espongano le loro grazie qualora cadano da cavallo. Ma il fatto che le braghesse, magari con spacco, diventino l’indumento simbolo delle cortigiane, induce le donne dabbene ad abbandonarle. Nell’Ottocento, come detto, l’uso si generalizza. Un medico tedesco consiglia agli uomini di indossare comode e morbide mutande di lana, in modo da evitare spiacevoli sfregamenti, e di non cambiarle per un mese.
da “Con stile. Come l’Italia ha vestito (e svestito) il mondo” (Garzanti)