La splendida. Venezia 1499-1509
Laterza, 2019
pp. 266, € 20,00
Un decennio, quello 1499-1509, in cui Venezia entra da grande potenza militare ed esce da maestra delle arti e della bellezza, è il perno attorno al quale ruota la città medievale destinata a ritrovarsi rinascimentale. La Serenissima in quegli anni sostituisce il ferro con l’oro: non ha più la forza militare per stare alla pari con le altre grandi potenze europee e quindi per mantenere il proprio ruolo politico fa della ricchezza ragione di stato. La Venezia cinquecentesca, quella di Tiziano, Tintoretto, Veronese, della renovatio urbis e di Jacopo Sansovino, è figlia di questo decennio e delle sconfitte militari che costringono la Serenissima a ripensare totalmente il proprio ruolo.
L’Europa intera si allea nella prima coalizione contro una grande potenza che la storia ricordi, i veneziani vengono sconfitti il 14 maggio 1509 ad Agnadello e la repubblica rischia di scomparire dalle carte geografiche, invece ce la fa, ma non sarà più la stessa: inizia una decadenza dorata che durerà ben tre secoli: solo uno stato tanto ricco e sicuro di sé poteva deteriorarsi con tale magnificente lentezza.
In quel magnifico decennio Venezia diventa l’ombelico del mondo: Giorgione dipinge la Tempesta, esordisce Tiziano, muore Gentile Bellini, si devia il fiume Brenta, si inaugurano monumenti (torre dell’Orologio, pili portabandiera), brucia il fondaco dei Tedeschi e in tre anni (tre anni!) viene ricostruito, Aldo Manuzio pubblica il primo libro tascabile della storia e Ottaviano Petrucci il primo libro musicale a caratteri mobili (entrambi nel 1501), i portoghesi circumnavigano l’Africa e rompono il monopolio veneziano nel commercio delle spezie, nel Maggior consiglio i patrizi votano utilizzando un’urna chiusa – la prima che si conosca – e quando vogliono farsi eleggere si accordano nel broglio, si ha per la prima volta notizia di un’asta di opere d’arte, vengono a Venezia il pittore Albrecht Dürer, il filosofo Erasmo e il matematico Luca Pacioli pubblica il libro che riproduce i solidi leonardeschi, muore Marcantonio Sabellico, il detentore del primo copyright della storia.