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Non è la la prima volta che viene commesso un furto clamoroso dalle parti di piazza San Marco. I ladri oggi si sono impossessati di alcuni gioielli esposti nella mostra Tesori dei Moghul esposti a palazzo Ducale. Invece il 20 marzo 1449 tal Stamati Crassioti, originario di Candia (Creta), tentò di rubare nel tesoro di San Marco. Si trattava, è bene ricordarlo, del tesoro di stato di Venezia perché la basilica di San Marco era la cappella privata del doge; diventerà cattedrale solo neò 1807, a repubblica caduta, prendendo il posto di San Pietro di Castello. Quindi tentare di rubare a San Marco significava infliggere uno schiaffo al governo veneziano.

I giudici di quei tempi dovevano avere un’ironia, invero un po’ macabra, che ai tempi nostri sembra latitare in chi applica le leggi: stabilirono infatti che, in onore dell’arditezza del gesto, Crassioti fosse impiccato con una corda dorata, anziché con la consueta corda di canapa. Le cronache non ci dicono se il condannato fosse o meno soddisfatto del privilegio concessogli.