La splendida pala di Vettor Carpaccio che vedete qui è conservata nel duomo di Capodistria. Si tratta della “Madonna in trono col bambino e santi”, dipinta nel 1516 (ha appena compiuto 500 anni). Un tempo si trovava sull’altare maggiore, poi è stata spostata nel transetto destro per lasciare spazio a un’Assunta seicentesca.
Un tempo alla pala si accompagnavano quattro profeti, dipinti sempre dal Carpaccio. Le quattro tavole dei profeti non ci sono più. Furono portate a Venezia durante la Seconda guerra mondiale dalla sovrintendente di allora, Bruna Forlati, per proteggerle da eventuali distruzioni belliche (che, per fortuna, non ci furono). Peccato però che da allora non siano mai più tornate. E ancora più peccato che siano chiuse nei depositi della soprintendenza veneziana, alle gallerie dell’Accademia, e soprattutto non siano visibili. Erano addirittura arrivate disposizioni da Roma di non farle vedere a nessuno e i soprintendenti ne negavano l’accesso persino agli studiosi. Un vero e proprio caso di Carpaccio scomparso.
Sarebbe ora che i governi di Roma e Lubiana intavolino trattative per decidere il destino di queste e altre opere istriane chiuse nei magazzini.
Questa e altre storie sono raccontate in “Missione grande bellezza. Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler” (Garzanti).
Davvero un peccato non avere le proprie opere nelle nostre chiese.
Grazie Alessandro di avermi mandato questa interessante nota e immagine.