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Questa veduta della Torre dell’Orologio che Francesco Guardi ha dipinto nel 1765 si trova dal 1949 al Museo nazionale di Belgrado, in Serbia. L’ha portata, assieme a un’altra cinquantina di quadri, uno strano personaggio di nome (forse) Ante Topiċ Mimara. Forse perché non si sa esattamente come si chiamasse, dove fosse nato (più o meno nel retroterra di Spalato), e soprattutto cosa facesse (il falsario, il mercante d’arte, la spia). Quelle opere d’arte erano state rivendicate come appartenenti alla Jugoslavia, ma non era così: erano opere minori che in quel momento del dopoguerra nessuno chiedeva indietro. Si trovavano in Germania, saccheggiate dai nazisti, e gli americani le avevano riunite per restituirle ai legittimi proprietari. Quando i funzionari Usa si sono accorti che le opere partite per Belgrado in realtà non appartenevano alla Jugoslavia, la frittata era ormai fatta. Al Museo nazionale di Belgrado si trovano otto opere italiane portate nel 1949, per la maggior parte provenienti dalla collezione Contini-Bonaccossi. Nel luglio 2015 la magistratura bolognese ne ha chiesto il sequestro.

Questo e altro in “Missione grande bellezza. Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler” (Garzanti), in uscita il 2 marzo.