Questo nella foto è un armadio di villa Necchi Campiglio, a Milano. Certo, si trattava di una famiglia borghese e ricca che poteva permettersi un pezzo di armadio solo per i cappelli della signora. Ma oggi il cappello sembra abbandonato, nonostante l’Italia abbia prodotto un marchio così famoso da diventare un nome comune (borsalino) e un tipo di cappello maschile che prende il nome da una persona (Cristiano Lobbia, parlamentare della sinistra liberale, eletto a Thiene-Asiago, aggredito nel 1869, al quale una bastonata infossò la bombetta, da cui “cappello alla Lobbia”, poi lobbia).
Allora reimpossessiamoci del cappello, magari facendocelo fare del colore che più ci aggrada (chi ha detto che debba essere per forza nero o scuro?) da chi di quest’arte è ancor oggi maestro, come la Cappelleria Cabella, in viale Monza, a Milano.
http://www.cappelleriacabella.it
oppure la signora dei cappelli da gondoliere, Giuliana Longo, a Venezia.
http://www.giulianalongo.com/gondoliere.html