Seleziona una pagina

La Croazia dedica un francobollo a Giovanni Biagio Luppis (o Lupis), fiumano, l’ufficiale della marina asburgica che concepì l’idea da cui si sviluppò il siluro.

Intanto una premessa: rimarchevole che la Croazia scriva il nome di Luppis in italiano, e non nella versione croatizzata Ivan Blaž Vukić. C’è da augurarsi che i croati stiano facendo i conti con il loro passato (cosa che anche l’Italia avrebbe talvolta bisogno di fare).

Luppis concepì il «salvacoste» (Küstenretter) durante i lunghi e noiosi pattugliamenti nell’Adriatico per prevenire un eventuale sbarco – mai avvenuto – delle truppe sarde in Dalmazia nella seconda guerra d’Indipendenza (1859). Si trattava di un barchino filoguidato da terra, mosso da vele di vetro trasparente, in grado di avvicinarsi alle navi nemiche e incendiarle.

Ne fu realizzato un modello che era conservato nel Museo navale di Pola (la principale base della marina asburgica) e che per fortuna si è salvato dalle dispersioni dopo lo smantellamento del museo attuato dagli italiani nel 1918. Oggi si trova all’Heeresgeschichtliches Museum di Vienna.

Luppis chiese udienza all’imperatore Francesco Giuseppe per sottoporgli l’invenzione e quindi fu messo in contatto con un brillante ingegnere meccanico inglese che si trovava a Fiume: Robert Whitehead. Questi aveva progettato le pompe idrauliche con le quali erano stati prosciugati gli acquitrini attorno a Milano dopo il 1949, da lì si era spostato nell’importante città austriaca di Trieste e poi a Fiume dove aveva aperto una fabbrica di macchine (motori marini).

Whitehead capì che l’invenzione di Luppis non aveva futuro e la mutò sostanzialmente: doveva andare sott’acqua. Nel luglio 1866 ci fu la battaglia di Lissa e le navi austriache erano mosse dalle macchine dell’ingegnere inglese. Wilhelm von Tegetthoff, magnanimo nella vittoria, mandò un telegramma a Whitehead: «Grazie alle sue macchine ho vinto la battaglia di LIssa». Bisognava sfruttare il momento e infatti la prima dimostrazione del siluro davanti a una delegazione dell’ammiragliato austriaco avvenne nel dicembre 1866 a Fiume. Non andò granché bene, ma non si poteva contrastare uno degli artefici della vittoria di qualche mese prima. Da lì cominciò la storia del siluro.

Luppis fu colto da profonda amarezza. Si sentiva eslcuso dalla sua invenzione, considerava Whitehead un semplice tecnico che aveva dato forma alla sua intuizione, non si rendeva conto che l’aveva cambiata sostanzialmente, e non capiva che un’idea senza qualcuno che fosse in grado si realizzarla era destinata a non avere futuro. I primi modelli di siluri si chiamavano Luppis-Whitehead, ma questo non bastava. Luppis, che nel frattempo era stato elevato al rango di barone e gli era stato dato di titolo di von Rammer (Rammer in tedesco è lo sperone che al tempo ancora dotava le navi da guerra), si trasferì sdegnato a Milano, dove andò ad abitare in via Sant’Andrea. Morì nel 1875 ed è sepolto nel Cimitero munumentale di Milano (sotto ne vedete la lapide), ormai dimenticato da tutti.Giovanni LuppisGiovanni Luppis BASSO